Confermata dai giudici di legittimità, a carico della vittima, una percentuale di responsabilità nella causazione del sinistro pari al 30% per avere la stessa attraversato al di fuori delle strisce pedonali e in tempo di notte, così provocando, a causa dell’una e dell’altra circostanza, l’insorgenza di un’obiettiva condizione di grave rischio per l’incolumità della propria persona.
Secondo il consolidato insegnamento della giurisprudenza di legittimità, in materia di danno non patrimoniale, in caso di morte cagionata da un illecito, nel periodo di tempo interposto tra la lesione e la morte – oltre all’eventualità del danno biologico terminale (ossia al danno biologico stricto sensu) – può accompagnarsi, nell’unitarietà del genus del danno non patrimoniale, un danno morale peculiare improntato alla fattispecie (danno morale terminale), ovvero il danno da percezione, concretizzabile sia nella sofferenza fisica derivante dalle lesioni, sia nella sofferenza psicologica (agonia) derivante dall’avvertita imminenza dell’exitus, se nel tempo che si dispiega tra la lesione ed il decesso la persona si trovi in una condizione di “lucidità agonica”, ossia in una condizione tale da consentire la percezione della propria situazione e, in particolare, l’imminenza della morte, essendo quindi irrilevante, a fini risarcitori, in tale ipotesi, il lasso di tempo intercorso tra la lesione personale ed il decesso.
Cassazione civile, sezione terza, ordinanza dell’11.05.2022, n. 14953
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