Giusto il disposto di cui agli art. 200 e 201 C.d.S., la contestazione immediata costituisce la regola del procedimento sanzionatorio in materia di Codice della Strada, mentre la mancanza della stessa rappresenta l’eccezione, la quale deve essere, però, motivata in maniera specifica. Pertanto, qualora i verbalizzanti abbiano operato in presenza dell’autore della presunta trasgressione, ma non gli abbiano contestato immediatamente la violazione, né abbiano indicato i motivi per i quali la contestazione immediata non è stata possibile, va affermata l’illegittimità del verbale. Va quindi confermato che nei casi in cui il giudice dell’opposizione (o il prefetto) ritengano infondati i motivi o ragionevolmente ritengono che la contestazione immediata sarebbe stata possibile in concreto, debbono legittimamente provvedere all’annullamento del verbale di accertamento dell’infrazione: la contestazione immediata della violazione alle norme del codice stradale ha, difatti, un rilievo essenziale per la correttezza del procedimento sanzionatorio, onde essa non può essere messa ogni qualvolta sia possibile, con la conseguenza che la detta omissione costituisce una violazione di legge che rende illegittimi i successivi eventuali atti del procedimento amministrativo (nella specie il giudice precisa che non è sufficiente la circostanza che sono state ‘necessarie verifiche d’ufficio’, anche in quanto, trattandosi di accertamento oggettivo in ordine alla metratura occupata, a fronte di un obbligo di contestazione immediata stabilito per legge, non è dato comprendere quali accertamenti ulteriori, neanche specificamente indicati, siano stati poi necessari).
NDR: in argomento Cass. 18 giugno 1999 n. 6123, 3 aprile 2000 n. 4010, 18.6.1999 n. 6123, 21.2.2001 n. 2494 e 03/06/2008, n. 14668.
Tribunale di Roma, sentenza del 11.11.2021, n. 17614
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